Non vogliamo un decreto sicurezza, vogliamo un decreto solidarietà !
In questi giorni è in discussione al Senato il decreto sicurezza (A.S. 733 Disposizioni in materia di sicurezza pubblica) il Governo afferma che l'approvazione avverrà in tempi brevi. Questo testo di legge contiene, a nostro avviso, una serie di proposte discriminanti nei confronti di immigrati in particolar modo clandestini.
Questi i punti maggiormente criticabili del provvedimento in esame:
- introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato ; provvedimento , inutile in quanto non facilita le espulsioni né incide sul problema dell’effettività delle stesse; l’irregolare già oggi può essere fermato, identificato ed espulso: il procedimento penale costituirebbe soltanto un aggravio delle procedure ed un aumento dei costi per lo Stato.Né si può pensare che possa costituire un valido deterrente per chi è disposto anche a rischiare la propria vita pur l’opportunità di un futuro migliore;
- introduzione di una tassa di 200 euro (prima era di 72) per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno; in un momento in cui si auspica una riduzione del carico fiscale - appare del tutto ingiustificata ed eccessivamente vessatoria (si pensi, ad esempio, ad una famiglia i cui componenti devono rinnovare il permesso di soggiorno ogni 1-2 anni) andando ad aumentare in modo spropositati i costi già elevati che già oggi lo straniero deve sostenere (70 euro) a fronte di servizi amministrativi del tutto inefficienti e che presentano ritardi e tempi burocratici elefantiaci (oltre 1 anno per il rinnovo del permesso, dopo interminabili code all’ufficio immigrazione).
- introduzione del permesso di soggiorno a punti; I requisiti per la permanenza ed il soggiorno dello straniero sono già stabiliti in maniera molto rigorosa dal testo unico sull’immigrazione (assenza di reati ostativi, reddito minimo, ecc.) e verificati in occasione del rilascio e del rinnovo del permesso, senza necessità di un ulteriore inutile e gravoso meccanismo.
- divieto di matrimonio per lo straniero irregolarmente soggiornante; La proibizione assoluta e generalizzata del matrimonio del cittadino straniero, unicamente a causa della mancanza di un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano, costituisce una ingerenza sproporzionata e non giustificata dello Stato rispetto all’esercizio di un diritto che l’ordinamento internazionale riconosce come personalissimo e fondamentale.
- necessità per lo straniero di esibire il permesso di soggiorno per i provvedimenti relativi agli atti di stato civile; Verrebbero limitati in maniera del tutto ingiustificata, per gli stranieri irregolari, alcuni diritti personalissimi e fondamentali, in particolare inerenti allo stato civile, quali, ad esempio, la possibilità per il genitore di riconoscere il proprio figlio.
- limitazioni alla possibilità, per i minori non accompagnati, di ottenere un permesso di soggiorno al compimento della maggiore età; L’esclusione dei minori non accompagnati che sono entrati in Italia dopo il compimento dei 15 anni da ogni prospettiva di inserimento legale, infatti, scoraggerebbe questi ragazzi dall’emergere dalla clandestinità e dal seguire un progetto di integrazione scolastica e lavorativa.
- necessità del requisito dell’idoneità igienico sanitaria dell’alloggio ai fini dell’iscrizione anagrafica; Verrebbe negata l’iscrizione anagrafica di persone effettivamente ed abitualmente dimoranti nel territorio comunale, specialmente dei più indigenti, con gravi conseguenze rispetto all’integrazione civile, sociale e sanitaria delle persone presenti sul territorio.
- restrizione del diritto alle cure mediche con l’introduzione della possibilità per i medici e gli operatori sanitari di denunciare gli immigrati irregolari che chiedono di essere curati. L’attuazione di questa eventuale modifica normativa creerebbe una barriera insormontabile per l'accesso alla sanità e inoltre una 'clandestinità sanitaria’, pericolosa per l'individuo e per la collettività. Le conseguenze potranno essere disastrose, anche per la salute pubblica: invisibilità di una popolazione sottratta ad ogni forma di tutela sanitaria e di contatto sociale legittimo; produzione di percorsi al di fuori dei sistemi di controllo e di tutela della sanità pubblica (rischio di aborti clandestini, gravidanze non controllabili, minori senza assistenza);
A questi si aggiungono i provvedimenti ventilati dell'istituzione di classi ponte, di una super tassazione delle aziende di proprietà di extra comunitari, della retrocessione agli ultimi posti nelle liste di assegnazione delle case popolari: nel complesso il risultato è di chiudere ogni accesso alla vita sociale e rendere ancora più precaria, dolorosa e difficile la situazione di migliaia di persone, esseri umani come noi, diversi solo per lo stato di povertà ed il colore della pelle. In questo modo non si affrontano i problemi della convivenza e dell'immigrazione: si indicano all'opinione pubblica dei colpevoli e si crea un clima in cui il razzismo prende forza.
Invitiamo a riflettere sul fatto che si destinano al contrasto dell'immigrazione clandestina da due a tre volte le somme che si spendono per le politiche di accoglienza e d'integrazione e che, al di là delle dichiarazioni d’intenti, non si è mai pensato in maniera approfondita ad una azione per affrontare il problema alla base, a risolvere cioè la causa e non a combattere l'effetto.
La fame, da sempre, è molto più forte di qualsiasi legge e di qualsiasi muro ed è proprio per questo che chi ha fame continuerà a credere nel “miraggio europeo”.
Se questa legge verrà approvata avrà come effetto non di eliminare la clandestinità o i problemi derivanti dalla convivenza, ma di rendere i nostri fratelli immigrati ancora più disperati, invisibili: sarà così ancora più difficile accoglierli, incontrali, viverci. E' vero che stiamo attraversando un periodo di crisi economica: significa forse che dobbiamo scegliere egoismo e discriminazione per uscirne o che dobbiamo mobilitare le migliori risorse di solidarietà generosità e coraggio che abbiamo come popolo italiano? Non vogliamo un’ulteriore iniezione di incomprensione, di paura e di odio nel corpo del nostro paese.
Pertanto proponiamo di esporsi in prima persona con un atto di disobbedienza civile e di dichiarare pubblicamente nelle piazze delle nostre città la nostra contrarietà al decreto sicurezza attraverso l'impegno a contrastarne gli effetti in caso di approvazione.
Sappiamo che in momenti come questi non è facile uscire dal silenzio e dallo sconforto.
Invitiamo medici, insegnanti, sindaci, amministratori e cittadini a dichiarare pubblicamente la propria obiezione di coscienza alle norme discriminanti del decreto sicurezza.